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Sottili

a cura di Flavia Rovetta

 

Sottile è sinonimo di esile, fine, delicato, caratteristiche che ben esprimono la grazia eterea delle opere di Fiber art di Roberta Petrangeli. Eppure sottile non si limita a descrivere esteriormente i suoi lavori, ma li connota nella loro più intima essenza: dal latino subtilis, derivato della locuzione sub tela, in tessitura indica proprio ciò “che passa sotto l’ordito”. Ne costituisce dunque l’autentica struttura, la natura più profonda, l’anima invisibile che serpeggia sotto la superficie e ne sostiene la trama. Sottili sono le opere che si svelano nei loro aspetti reconditi, inseguendo il fil rouge del proprio significato, spesso celato nelle loro pieghe più nascoste.   

 

La materia di cui si nutre la ricerca dell’artista è viva e intrinsecamente caratterizzata dalla capacità di creare connessioni. La garza è impalpabile, leggerissima, ma anche estremamente resistente; con la sua trasparenza svela ciò che nasconde, ma ne impedisce ogni contatto con l’esterno, offrendo protezione e cura. Il rame è un materiale antico, un solido legame con le origini della storia dell’essere umano; eccezionale conduttore di elettricità, dimostra la sua capacità di rinnovarsi in impieghi inediti, generando contatti indispensabili all’esistenza. Il materiale di recupero, prelevato dalla natura, porta con sé una vita passata, finita, che tuttavia si rinnova nel premuroso gesto del riciclo.

 

Anche la stessa operazione artistica di Roberta Petrangeli afferma con ostinata delicatezza la volontà di intrecciare relazioni, che si manifesta nell’atto della tessitura e del ricamo. Queste arti antiche portano con sé una tradizione millenaria in grado di superare qualsiasi confine geografico e sono per natura destinate a suggellare unioni. Fili di trame diverse, accuratamente giustapposti, con un’attenta e devota cucitura si trasformano in un tessuto compatto, in cui ogni elemento si fonde con l’altro, senza perdere la propria identità.

 

La serie Unico nasce proprio dall’indagine sulle interazioni tra entità singole: esplorando la condizione del figlio unico, segnata da isolamento, smarrimento e difficoltà relazionali, l’artista è catturata da conchiglie, gusci e fossili marini, lasciati al proprio destino solitario. Prelevandoli dalla loro condizione di abbandono e ponendoli in reciproca connessione, diventano entità in dialogo. Come cassetti di un secrétaire, le cornici in legno custodiscono gelosamente questi piccoli tesori, in cui si leggono al contempo le trame della natura e del vissuto umano. Non si tratta infatti di semplici oggetti inanimati, ma di piccoli scrigni che un tempo preservavano la vita e che, dopo essere stati relitti dimenticati, si aprono ad un’inaspettata sorte di inediti legami. 

 

L’imprevedibilità delle relazioni è un altro tema di riflessione per l’artista. Le opere di grande formato sono realizzate con drappi di leggerissima garza, manipolata con cuciture, assemblage e pittura. Non sono estranee neppure all’intervento del caso: eventi fortuiti, come bruciature e strappi accidentali, sono accolti nello spazio artistico. I lavori infatti non temono l’interazione con gli agenti atmosferici, ma anzi sono lasciati intenzionalmente all’aperto per giorni, affinché assorbano le intime vibrazioni della natura e si trasformino con essa, come fossero il suo naturale prolungamento. 

 

La simbologia sottesa a queste opere non è elemento retorico né didascalico, piuttosto è l’affiorare dell’inconscio collettivo, la traduzione in segno di una condizione emotiva totalizzante. In particolare, Il mosaico delle illusioni assorbe un’iconografia di chiara discendenza cristiana, per tradurre in modo immediato l’universalità del sentimento di disillusione e la necessità del sacrificio. Una garza leggera ricopre come un sudario una croce dipinta con una tinta metallizzata, che rievoca antiche icone; altri rattoppi in tessuto vi si sovrappongono, come a voler ricucire delle ferite. Pur non avendo implicazioni religiose, l’opera si appella al simbolo salvifico per eccellenza – la croce – per sottolineare come la sofferenza e la catarsi siano passaggi obbligati per poter ricostruire: il dolore e lo smarrimento iniziali innescano dunque un vitale processo di rigenerazione. 

 

Analogamente le Impronte di pensieri visualizzano le matasse aggrovigliate della mente, il contorcersi delle riflessioni che attanagliano l’essere umano in un’epoca senza punti di riferimento: come moderni acchiappasogni, esorcizzano le trappole dei labirinti mentali e divengono raffinati amuleti per contrastarne la comparsa. Anche i Traspiranti assecondano il ritmo dei pensieri, con la loro lenta e progressiva espansione. La garza è il materiale filtrante che raccoglie e setaccia; il sughero è il materiale assorbente, che trattiene e isola. Entrambi possiedono una notevole resilienza, ossia la capacità di assorbire un urto senza rompersi: si deformano, si dilatano, si adattano, respirano, ma accolgono pazientemente tutto ciò che li ha modificati, cogliendo le opportunità di crescita di tale processo.

 

Sottili evoca dunque i turbamenti reconditi dell’arte di Roberta Petrangeli, ma ne sottolinea anche la straordinaria vitalità, celata nelle sue invisibili connessioni: porsi in relazione con l’altro da sé costituisce un inevitabile rischio di profonde modificazioni, talvolta strutturali e irreversibili, ma quasi sempre di inestimabile valore.